Uno spettacolo su Van Gogh e sull’entusiasmo.
Van Gogh rappresenta un esempio emblematico di personaggio “ricostruito” a partire da
alcuni aneddoti che, espandendosi, diventano cassa di risonanza di tutta la vita e tutta
l’opera dell’artista: la pazzia, l’orecchio mozzato, la presunta povertà, diventano
strumenti atti a costruire una storia che in realtà non esiste.
Lo spettacolo in oggetto – scritto sotto la supervisione di esperti in critica d’arte - si
propone di fornire delle chiavi di lettura differenti su Van Gogh, per leggerne l’opera
attraverso un prisma alternativo, che parte, in primis, dal grandissimo entusiasmo che
caratterizzava il pittore.
Il vasto corpus epistolare di cui Vincent è mittente, contribuisce a ribaltare
completamente l’ottica con cui si è soliti guardare la vita e l’opera di Van Gogh: egli non
era né sprovveduto, né povero, né maudit. Era invece un uomo di estrazione borghese
(anche se lui tendeva sempre a volerlo nascondere) che progettava attentamente le proprie
opere, pensando anche a quale collocazione potessero avere. E che metteva la pittura
dinnanzi a tutto.
Egli era sempre alla costante ricerca dell’infinito - direbbe Artaud - e questo, la società
massificata non glielo perdona.
“E aveva ragione Van Gogh, si può vivere per l'infinito, soddisfarsi solo d'infinito, c'è abbastanza
infinito sulla terra e nelle sfere per saziare mille grandi geni, e se Van Gogh non è riuscito ad
appagare il desiderio di irradiarne l'intera sua vita, è perché la società glielo ha vietato.
Apertamente e consciamente vietato. Ci sono stati un giorno gli esecutori di Van Gogh […]Quelli
che un giorno gli hanno detto: E adesso, basta, Van Gogh, alla tomba, ne abbiamo abbastanza
del tuo genio, quanto all'infinito, è per noi l'infinito.” (Antonin Artaud – “Van gogh. Il suicidato
della società”)
E chi meglio di un giovane può capire questo stato d’animo? La volontà di fare qualcosa
di grande, di importante, di eccezionale, e l’esigenza, poi, invece, di confrontarsi con una
quotidianità che sembra respingere ogni afflato artistico e anticonvenzionale.
E’ per questo che ci rivolgiamo anche alle scuole, attraverso uno spettacolo moderno che
attualizza la figura di Van Gogh, riportandolo ai nostri giorni, ma mantenendo fede alla
verità storico/artistica e soprattutto a quella umana del grande pittore.
“La casa gialla” racconta della grande idea che ebbe Vincent: creare una comunità di
artisti nella quale vivere e operare. Lui si dà da fare concretamente: trova i fondi, la casa,
la dipinge, la decora e quando finalmente è pronta si rende conto che, al mondo, forse non
c’è nessuno che come lui è pronto ad immolare completamente la vita all’arte.
Attraverso la prosa, la musica e la danza, cercheremo di rendere allo spettatore la forza di
quei sentimenti che hanno caratterizzato l’intera esistenza di Van Gogh.