VIDEO CLUB - Non aprire quella mail'
VIDEO CLUB - NON APRIRE QUELLA MAIL
Di Sebastien Thierry
Regia Marcello Cotugno
Compagnia Oliver & Friends
Con

Gianluca Ramazzotti, Elena Arvigo e Camilla Ferrara

 È’ lo spettacolo del momento a Parigi, finalista al premio Molière come miglior commedia dell’anno.  Un testo comico, attuale e romantico.  Caterina e Gianmarco, una coppia in carriera, conducono una vita monotona. Un giorno scoprono di essere ripresi da una misteriosa webcam nascosta nella loro cucina. Questa nuova e inattesa situazione sarà l’occasione per ritrovare il senso profondo della loro relazione. Ma chi ha messo la webcam? A quale scopo? Può una coppia resistere alla totale trasparenza? La condivisione assoluta è una dimensione sostenibile in un rapporto? Sebastien Thiery, autore di grande efficacia e molto noto in Francia (ma non ancora in Italia) ci è riuscito con Video Club, un testo che squarcia la vita di una coppia, in un plot sulla crisi coniugale, tema che qui prende una piega innovativa e induce a una riflessione profonda su un mondo iperconnesso dove tutti abbiamo l’impressione di essere osservati. Già Wim Wenders con il suo Crimini Invisibili e David Lynch con Strade Perdute avevano introdotto, nel lontano 1997, l’argomento, su cui sono poi tornati in tempi più recenti le serie Black Mirror e Person of Interest e i film 13 Cameras e The Voyeurs. I ruoli dei due protagonisti sono affidati a due interpreti di grande talento e con una capacità rara di passare, all’istante, dal comico al drammatico, dal naturalismo all’astrazione: Gianluca Ramazzotti e Elena Arvigo (vincitrice nella scorsa stagione del Premio Le Maschere per il Miglior Monologo con I monologhi dell’atomica). Mentre il deus ex machina, di cui non sveleremo le sembianze, è affidato alla giovane attrice Camilla Ferrara. La regia punta al crossover stilistico, spaziando dalla commedia al dramma familiare, dal teatro astratto al teatro da camera. L’elegante scena di Alessandro Chiti si distacca dal realismo puntando sul simbolo: un simulacro di cucina, metafora della routine domestica. Le luci fredde e inquisitorie di Giuseppe Filipponio segmenteranno lo spazio investendolo di un bianco accecante che rivela ogni cosa. Le musiche, curate da me, spazieranno dai toni melanconici e onirici del progressive italiano anni ’70 del BMS a canzoni pop anni ’80 dei Soft Cell, per finire alle note romantiche e caustiche dei Tuxedomoon e di Cult with No Name. I costumi sono firmati da Giulia Iacovacci e, sebbene calati nel realismo della quotidianità, varieranno in nuance dai toni ora caldi ora freddi, a scandire le emozioni dei personaggi sulla scena.