Dodici persone, di diversa età, origini ed estrazione sociale, sono chiuse in camera di consiglio per decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte, e sembra quasi cosa fatta, visto che solo uno dei giurati è contrario al verdetto di colpevolezza, ma…..
Quasi sempre nei legal thriller assistiamo a coinvolgenti e spettacolari arringhe per convincere la giuria popolare ad accusare o liberare un imputato, ma quello che succede dopo, e cioè il processo che porta i giurati alla decisione finale, poche volte è stato illustrato.
In questo spettacolo, per la regia di Claudio Boccaccini, tale evento ci viene narrato approfonditamente, tanto che la messa in scena si svolge completamente nella stanza dove si riuniscono i giurati.
"Innocente fino a prova contraria" e "colpevole senza nessun ragionevole dubbio" sono due capisaldi del sistema giudiziario anglosassone, che gli conferiscono grande solidità e al contempo anche fragilità.
E se alla fine non si saprà se l'accusato sia colpevole o innocente, e se quindi la giuria abbia salvato un innocente o liberato un assassino, di certo non è ammissibile consegnare alla morte un imputato sulla cui colpevolezza sussista anche il più piccolo ragionevole dubbio.
Un capolavoro concepito all’inizio degli anni ’50, perfettamente costruito, che, oltre alle innumerevoli messe in scena in tutto il mondo, ha avuto anche due diverse edizioni cinematografiche (la prima di Sidney Lumet nel 1957, con Henry Fonda, la seconda di William Friedkin nel 1997, con Jack Lemmon ) e ancor oggi non sente assolutamente lo scorrere degli anni, ed avvince lo spettatore sorprendendolo ed emozionandolo fino all’ultimo istante.