Il 12 dicembre 1969, in pieno fermento ‘sessantottino’, diciassette giovani studenti occupano un noto liceo romano. Un reparto della celere, prontamente allertato dal preside, circonda l’istituto dove i ragazzi si sono barricati. Le ansie, le paure, unite all’eccitazione crescente per l’atto di ribellione che li vede protagonisti, producono a mano a mano il cementarsi del gruppo. E, nonostante le evidenti differenze di carattere e di estrazione sociale, i giovani occupanti matureranno con il passare delle ore un senso di unità e di appartenenza, che sfocerà in una vera e propria presa di coscienza collettiva che regalerà loro l’emozione indelebile di essersi sentiti artefici e protagonisti di un momento storico. La prima giornata di occupazione volge al termine quando dalla televisione giungerà la notizia terribile della strage di Piazza Fontana.
Nella seconda parte dello spettacolo è sempre lo stesso liceo il teatro dell’azione, e sempre di un’occupazione si tratta, ma è passato un po’ di tempo….Siamo negli anni 2000, e i nuovi protagonisti altri non sono che i figli degli occupanti di quel dicembre del ’69. Stessi palpiti, stesse problematiche. Ma quanto è cambiato lo scenario sociale che fa da sfondo ad un’azione di dissenso analoga ma molto distante da quella di trenta e passa anni prima.
Le Belle notti è una commedia tenera e divertente, ma anche malinconica e crudele, che scandaglia senza giudicare un’età della vita, quella prossima ai vent’anni, sbirciandola in due epoche diverse e per certi versi lontanissime: quella della ribellione e dell’anticonformismo della fine degli anni ’60 e quella dell’omologazione, quindi apparentemente immobile e pacificata, dei giorni nostri.
L’utilizzo di brani musicali memorabili nel corso di tutta la pièce segnerà ulteriormente gli evidenti cambiamenti di scenario sociale susseguitisi in questi ultimi trent’anni.