Natale in cucina
NATALE IN CUCINA
Di Alan Ayckbourn
Regia Giovanni Lombardo Radice
Con Dario Biancone Gianfranco Candia Evelyn Famà Nicoletta Fiani Maria Laura Rioda Angelo Zampieri
"In abbonamento"
Sul fondo più estremo del grande oceano, dove l’oscurità fa il mare impenetrabile, convivono pesci d’ogni razza, colore e dimensione. Il loro rapporto è totalmente dominato dalla sopravvivenza, i loro sguardi, le loro tane, le loro fughe. Questo perchè il mare largo è dominio di squali il cui unico obiettivo è il sangue: uno squalo non istruisce un pesce più piccolo, lo mangia. Su questo movente si svolge Natale in cucina, commedia inglese di Alan Ayckbourn, per l’edizione italiana tradotta da Masolino D’Amico e portata sulla scena da Giovanni Lombardo Radice, entrambi ormai vere certezze di un lavoro ben fatto. Tre sono gli atti della commedia, tre gli ambienti in cui si muove, i nuclei familiari e sociali in cui si dipana la scena, in tre successive vigilie di Natale. Sidney e Jane sono persone semplici, hanno una casetta abbigliata con puntuale gusto, ma bramano la grandezza dei loro ospiti natalizi. Sono trepidanti per la serata che sognano perfetta – così da poter vantare amicizie e coperture celebri – preparano ogni cosa con grande precisione, ma finendo nell’inevitabile sfacelo. Tuttavia – e qui tutto cambia – all’uscita degli ospiti i due coniugi si ritrovano nella loro cucina a congratularsi della riuscita; le loro facce mutano: i pesci piccoli, si stanno facendo grandi. Il secondo atto sposta l’attenzione sulla rovinosa vita di Geoffrey, donnaiolo architetto in discesa, e la depressa moglie alle prese col suicidio. La comicità acquista il reale tragico e si va incrinando, tuttavia non cede ai tentativi della donna e li sfrutta per farne equivoci divertenti: i semplici amici, ospiti in quella casa, travisano del tutto e sventano ogni manovra della donna: la peggior sorte che può capitare a un suicida, è finire in una commedia. L'ultimo atto svela i piani del testo. I vecchi ricchi vivono la disgrazia della decadenza mentre ormai inarrestabile è l’ascesa immorale dei nuovi arricchiti: mutano i rapporti di forza, muta il quadro delle adulazioni al seguito delle variazioni economiche. In casa di Ron e Marion la tristezza del Natale si fa palese nell’alcolismo e nelle beghe di famiglie in rovina, proprio quando compaiono, in tenuta festaiola, Jane e Sidney. Amaro e realistico, il testo non annoia e sfrutta tutto lo spazio per far ridere di gusto e, con semplicità, fornire un messaggio chiaro attraverso attori in stato di forma; la scena, squisitamente retrò, è veridica, i colori vanno spegnendosi seguendo il deterioramento morale, nei tre ambienti; la bugia, la finzione, la furbizia dell’arrampicata sociale colgono lo svolgimento dei rapporti sociali, con uno sguardo molto penetrante. Ayckbourn, modello Orwell, costruisce la sua Fattoria degli animali e ci dice che l’ascesa e il decadimento hanno parentela stretta, si succedono come una fune, tirandosi un po’ di qua e un po’ di là.