Mi piace, mi è sempre piaciuto provocare i personaggi che devo interpretare. Perché quando li incontro è sempre muro bianco, pagina immacolata. Ma chi li conosce? Allora li graffio col sasso, li sporco col carbone per farli diventare veri. Come da ragazzina, voi l’avete mai fatto? Suonare i campanelli della case nelle strade vuote dove potevi scappare dopo il “delitto? E dietro mica sentivo: “birichina, piccola discolaccia, ragazzina poco educata”, ma “ va a…” con l’eco. Ecco per me la verità viene dopo quel campanello, quel graffio col sasso e con l’ecooo! Io su quel muro bianco devo scrivere grande grande, col carbone e col cuore da randagia: “serpe o gelsomino stanno a di’, so’ come so’ e ciccia si nun va!”. Perché sono ciò che sono. Brivido romano, giumenta rossa, libera d’amore, libera di storia. Le mie corse, i miei canti e i miei pianti. Gatta di luna nella notte romana, pulpito di serenate e guizzi insolenti. Ardita e melanconica, Pasquina feroce e malandrina. Testimone, se voglio, d’arte o di sconcezze. Anna Mazzamauro